Good relationships

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martedì 12 luglio 2011

PROBLEM SOLVING GORDON

i compiti e lo sport


Salve a tutti voi,
mi chiamo Deborah e sono una mamma che in passato, circa due anni fa, ha frequentato un Corso Gordon.
Prima di raccontare una mia esperienza vorrei dire che l’idea di un blog è davvero carina, utile e stimolante.
Mi piacerebbe potervi raccontare di un mio personale successo raggiunto grazie alle esperienze acquisite durante la frequentazione del Corso Gordon, riferendomi in particolare al problem solving.
La premessa è questa : mio figlio Edo di dieci anni frequenta la classe V elementare, con il peso e la responsabilità che tale classe comporta.
Lui è iscritto al tempo antimeridiano, perciò ne consegue che ogni giorno è impegnato con una certa mole di compiti a casa e di certo non è il bambino più contento del mondo quando si tratta di mettersi alla scrivania. Spesso e volentieri finisce nel tardo pomeriggio, anche perché prima di iniziare i compiti gli piace rilassarsi un pochino per avere uno stacco dalla scuola, e non sempre quindi riusciamo ad uscire con tutta la calma dovuta.
Inoltre fino all’anno scorso per quattro volte a settimana era impegnato con il nuoto ed il catechismo; la conseguenza era una continua corsa ai compiti da finire prima e dopo le varie attività; una corsa estenuante e spesso senza respiro.
Mi sono crogiolata tutta l’estate all’idea che finalmente quest’anno potevamo prendercela con tutta calma perché l’attività sportiva , per lui appassionate e fondamentale tanto da arrivare a livelli pre-agonistici, si sarebbe finalmente ridotta a due soli giorni di nuoto.
Il sogno per me si è purtroppo infranto quando lui mi confessa ad inizio settembre di voler frequentare anche una scuola calcio e comunque nonostante tutto di non volere abbandonare il nuoto.
Ho fatto subito mente locale e già mi rivedevo proiettata in un altro anno di affanno per i compiti da fare.
Il mio primo istinto, anche se sbagliato, è stato quello ovviamente di dissuaderlo e di convincerlo a fare una scelta: o il nuoto oppure il calcio.
Poi invece , con un po’ più di calma , ho deciso di ascoltarlo cercando quanto più potevo di calarmi nei suoi panni. Grazie all’ascolto attivo sono riuscita a capire che per lui è molto importante far parte di una squadra di calcio, per confrontarsi con gli altri e provare un senso di aggregazione. Inoltre vuole vincere quel suo senso di inadeguatezza che prova quando al parco nota gli altri bambini che giocano con una certa dimestichezza. Gli piace il calcio e vorrebbe semplicemente saper giocare bene.
Ovviamente però non vuole rinunciare alla sua passione per il nuoto che gli ha dato tante soddisfazioni; in questo sport si sente sicuro è come se fosse la sua ancora di salvezza, perciò non si sente di rinunciarvi.
Da ciò ne deriva che ho acconsentito a iscriverlo contemporaneamente a due sport; lui stesso ha percepito la mia preoccupazione, anche perché mi sono rivelata a lui con dei messaggi in prima persona.
Perciò alla luce di questi fatti ci siamo messi a tavolino e lui stesso ha steso una sorta di tabella di marcia da rispettare per i compiti da fare durante il pomeriggio, mentre io ho proposto e lui ha accettato di buon grado l’idea di avvantaggiarsi il più possibile durante il fine settimana.
E’ stato un processo di problem solving fluido e naturale, con un dispendio di energie sicuramente minore rispetto ad una guerra di contrapposizioni e negazioni. Edo così si è assunto le sue responsabilità; è contento di non aver dovuto fare una scelta , ma sa che si deve impegnare come stabilito.
Non ci resta che controllare ed eventualmente modificare gli accordi che entrambi abbiamo sottoscritto insieme e soprattutto con buona volontà.
Un saluto a tutti,
Deborah




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